Se per Agazzi ogni istituzione deve interrogarsi su “come” e “perchè” educare, egli avverte comunque l’insufficienza di un ordine educante che, pur ancorato a principi generali validi e comuni, si mostra indifferente a possibili collegamenti intersettoriali. Invece, a suo dire, emerge l’esigenza di un principio di “coerenza”, cioè l’esigenza di garantire armonia tra gli interventi dei vari enti del contesto sociale senza sacrificare la specificitĂ  dell’azione settoriale. Secondo lo studioso nel corso della storia ci sono state almeno due forme di coerenza educativa: la prima, propria dell’antichitĂ  fu garantita dalla politica; la seconda, formatasi con l’avvento del cristianesimo che pose fine alla subordinazione dell’educazione alla politica, spostò l’attenzione educativa dalla polis alla promozione dell’uomo.

Con l’avvento del Rinascimento, in forza delle variazioni e dei cambiamenti che si avvertono in tutti i campi della vita, soprattutto nel campo dell’educazione c’è la necessitĂ  di assumere un modello dinamico: in questo caso quindi la coerenza non è piĂą rappresentata da un’educazione uniforme per tutti, ma si fonda sulla legge del progresso e del dinamismo sociale.

In questo contesto la pedagogia sociale appare come sintesi pedagogica delle forze di una societĂ  consapevolmente e responsabilmente educante che è chiamata ad operare sui propri associati attraverso le singole istituzioni che mirano, ciascuna, ad assolvere il compito educativo che è loro proprio. Le riflessioni di Agazzi sulla pedagogia sociale hanno approfondito la prospettiva del sistema formativo integrato, fornendo un esempio di come possa progredire l’articolazione interna del discorso pedagogico evitando i rischi di una frantumazione concettuale.

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