Nell’ambito del diritto consuetudinario possiamo accertare l’esistenza del divieto di inquinamento transfrontaliero, dal quale discende il dovere degli Stati che intendono svolgere determinate attività , di adottare tutte le misure necessarie ai fini dell’eliminazione o dell’attenuazione di ogni rischio di danno all’ambiente di altri Stati o di zone non sottoposte ad alcuna sovranità . Tra gli strumenti i politica ambientale, emerge innanzitutto l’obbligo di prevenzione, che impone la pianificazione dei possibili rischi che potrebbero derivare dalle attività poste in essere dallo Stato.
Per prevenzione intendiamo l’adozione di ogni misura utile a prevedere il verificarsi del danno. Secondo il principio precauzionale, lo Stato, in assenza di unità di opinioni scientifiche sugli effetti che possono derivare dallo svolgimento di determinate attività , è tenuto all’adozione di quei provvedimenti utili ad impedire il degrado dell’habitat naturale, a meno che lo Stato non dimostri che le suddette attività non recano seri pregiudizi all’ambiente.
La Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992 considera inoltre come strumento di politica ambientale, l’atto di Valutazione dell’ Impatto Ambientale (VIA) il cui scopo è quello di individuare i possibili effetti e le ripercussioni negative che potrebbero derivare all’ambiente dall’esecuzione di una determinata attività . Esso interviene in una fase progettuale precedente all’effettiva realizzazione dell’opera, inserendosi nel procedimento amministrativo principale relativo all’autorizzazione o alla negazione del progetto.
Gran parte della dottrina tende ad accostare al principio che vieta gli usi nocivi del territorio alcuni obblighi procedurali a carico dello Stato, come ad esempio:
- l’obbligo     per lo Stato di notificare tempestivamente agli altri Stati la propria     volontà di intraprendere un’attività suscettibile di arrecare danni all’ambiente,
- l’obbligo     di avviare una serie di consultazione fra gli Stati, in caso di opposizioni     manifestate dai terzi Stati alla realizzazione del progetto,
- dovere     di notifica d’urgenza delle catastrofi naturali e delle altre situazioni     d’urgenza che possono provocare effetti nocivi improvvisi all’ambiente.
Negli ultimi anni, al fine di contrastare la convinzione dei Paesi industrializzati, secondo la quale l’eccessivo sfruttamento delle risorse e il degrado dell’ecosistema devono considerarsi la logica conseguenza dello sviluppo economico e del progresso sociale, si ricorre al principio “chi inquina paga”. Il pagamento di una penale commisurata all’entità del danno provocato dall’inquinatore costituisce infatti un valido strumento capace di sollecitare i consumatori ma anche i produttori a modificare i propri comportamenti per un utilizzo delle risorse naturali più eco-efficiente.
In particolare, le imprese produttrici di beni destinati al mercato mondiale, per sottrarsi alle spese connesse all’usura delle risorse naturali, sono stimolate a promuovere cambiamenti strutturali nei cicli di produzione, così da renderli maggiormente rispettosi della normativa posta a tutela dell’ambiente. Ma il moltiplicarsi degli eventi dannosi, dovuti allo sviluppo tecnologico ed industriale, ha indotto gli Stati a ricercare strumenti più efficaci di tutela, in particolare si assiste alla convergenza tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente grazie al principio dello sviluppo sostenibile, che punta ad una delle risorse del proprio territorio, adeguando le esigenze del proprio sviluppo economico con quelle della tutela ambientale.
In particolare lo sviluppo sostenibile risulta fondato sull’idea che dovrebbe essere possibile elevare la qualità della vita della popolazione mondiale, senza impoverire inutilmente le risorse naturali esistenti, preservandole alle generazioni future.La Dichiarazionedi Rio de Janeiro non solo considera la tutela dell’ambiente parte integrante del processo di sviluppo, ma anche uno strumento necessario per ridurre le disparità tra i diversi tenori di vita. Inoltre affermando che gli impegni e le responsabilità degli Stati devono essere commisurati al differente contributo al degrado ecologico, mira ad assicurare un equa partecipazione di tutti i membri della Comunità internazionale allo sforzo globale della tutela dell’ambiente.