(vedere anche la pagina L’impresa artigiana e L’impresa familiare)
La disciplina dell’impresa familiare ha sollevato molti problemi interpretativi, sia per quanto riguarda i rapporti interni all’impresa, sia per quanto riguarda i rapporti con i terzi. Problemi condizionati dal fatto se l’impresa familiare resti un’impresa individuale o dia vita a un’impresa collettiva (società, associazione non riconosciuta, associazione in partecipazione). Oggi prevale la tesi secondo cui la disciplina delle prestazioni lavorative dei familiari dell’imprenditore non altera la struttura individuale dell’impresa e non incide sulla titolarità dei beni aziendali, che restano di proprietà esclusiva dell’imprenditore.
Accogliendo questa tesi, i diritti patrimoniali dei partecipanti all’impresa familiare vanno concepiti come semplici diritti di credito nei confronti del familiare imprenditore.
L’imprenditore agisce nei confronti dei terzi in proprio e non quale rappresentante dell’impresa familiare, sicché solo a lui saranno imputati gli effetti degli atti posti in essere nell’esercizio dell’impresa e solo lui sarà responsabile nei confronti dei terzi delle relative obbligazioni contratte.
Infine, se l’impresa è commerciale (e non piccola) solo l’imprenditore sarà eventualmente esposto al fallimento.