Dopo l’emanazione dei Decreti del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962-8 dicembre 1965) non fu più presa in considerazione la concezione materialistica, contrattualistica e procreazionistica del matrimonio. Nella Costituzione Gaudium et Spes si è affermato che il matrimonio consiste in un’intima comunità di vita e amore, per cui il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione e all’educazione della prole, poiché in esse trovano coronamento. “ Il matrimonio tuttavia, non è stato istituito soltanto per la procreazione, ma i carattere stesso di patto indissolubile tra persone e il bene dei figli esigono che anche il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità. E perciò anche se la prole, molto spesso tanto vivamente desiderata, non c’è, il matrimonio perdura come consuetudine e comunione di tutta la vita e conserva il suo valore e la sua indissolubilità “ .
A partire dal Concilio Vaticano II si è mirato a dare maggiore dignità alla componente personalistica del vincolo. Si è affermato che, se il matrimonium in facto esse è costituito nel nucleo essenziale dalla donazione di sé all’altro, ciò investe non solo il corpo (secondo la concezione procreazionistica) ma anche la persona. L’accettazione alla donazione di sé all’altro coniuge non deve riguardare solo lo ius in corpus , ma si deve estendere fino a ricomprendere l’amore coniugale.
L’amore è l’elemento che integra l’essenza del matrimonio, in quanto si identifica nel bonum coniugum, quale elemento essenziale che si riscontra nel foedus matrimoniale e si realizza nel consortium totius vitae.
Il matrimonio è nullo s vengano esclusi gli elementi essenziali, e a questo punto sorge la questione di determinare quali sono gli elementi che costituiscono l’essenza stessa del matrimonio.