La definizione del penalmente rilevante esige dei criteri molto più precisi di quelli che possono derivare dalla morale. Se il reato di omicidio può essere compreso nei suoi concetti anche facendo riferimento soltanto alla coscienza morale, il reato di appropriazione indebita necessita di una specificazione. Risulta quindi evidente il fatto che un sistema codicistico (o similare) sia necessario alla sistematizzazione del nostro sistema. Robinson, tuttavia, fa riferimento ad una comunicazione diretta tra codice e cittadino. Occorre quindi chiedersi se la comunicazione adottata dai nostri codici sia semplicemente una moltiplicazione inutile dei reati oppure se abbia anche una rilevanza comunicativa superiore a quella prospettata da Robinson. Se facciamo riferimento al reato di furto e a quello di rapina, ad esempio, non possiamo non rilevare che la distinzione tra questi due fatti, eliminata nel sistema di Robinson, non rappresenta una creazione legislativa, ma si incardina su elementi fattualmente rilevabili.
La comunicazione tradizionale dei codici, per certi aspetti figurativa (es. reati espressi in terza persona), fa riferimento ad un paradigma che ciascun soggetto ha nella sua mente. La lettura del codice non è necessaria in alcuni casi perché il soggetto, se pensa alla rapina, fa riferimento all’immagine della rapina che costituisce il punto di riferimento per capire quale sia la regola di condotta da adottare. I codici cercano di sfruttare questo meccanismo comunicativo riproponendo questo quadretto interiore. La caratteristica positiva dei codici tradizionali è che questa modalità di descrizione del reato (fatto tipico) realizza in una misura ottimale il fatto che possa valere sia come regola di condotta sia come regola di giudizio. Nel sistema di Robinson che abbandona l’idea di fattispecie abbiamo:
- regole di condotta che sono semplici richiami a <<non far del male>> (non informativi);
- regole di giudizio molto macchinose che, non essendo legate ad immagini fattuali, risultano di difficile attuazione.
 Da questo discorso non può che uscire rivalutato il concetto tradizionale di codice: il modello di Robinson, infatti, rappresenta un esperimento affascinante, ma non può certo venire a rappresentare il cardine del nostro sistema.